I Test Genetici con la Tecnologia più Avanzata al Mondo
I test genetici offerti da myGenetiX sono finalizzati esclusivamente a fornire informazioni di carattere personale e orientativo. I risultati non hanno valore clinico o diagnostico e non possono essere utilizzati per definire diagnosi, prescrivere terapie o sostituire il parere di un medico o di altri professionisti della salute qualificati.
Tutte le analisi sono effettuate in strutture di riferimento a livello internazionale, utilizzando le tecnologie più avanzate attualmente disponibili nel campo della genetica. I dati forniti hanno lo scopo di arricchire la consapevolezza individuale e possono rappresentare uno strumento utile per riflettere sul proprio stile di vita in un’ottica di prevenzione primaria, benessere, longevità e miglioramento personale.
Per ogni decisione relativa alla salute o all’alimentazione, è raccomandato rivolgersi sempre a un professionista sanitario.
Paroxetina (Dosaggio)
La paroxetina è un principio attivo appartenente alla classe degli SSRI, ovvero gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, e presenta un profilo farmacologico comparabile a quello della fluoxetina. La sua azione si esplica inibendo selettivamente il riassorbimento della serotonina (5-idrossitriptamina) nei neuroni cerebrali, contribuendo così ad aumentarne la disponibilità sinaptica e favorendo l’equilibrio dell’umore nei pazienti affetti da disturbi depressivi o d’ansia. Il suo impiego è controindicato nei soggetti che presentano ipersensibilità alla molecola e non deve essere associato a farmaci IMAO (inibitori delle monoamino ossidasi), poiché tale combinazione può provocare gravi reazioni avverse. In caso di passaggio tra questi farmaci, è necessario rispettare specifici intervalli temporali: almeno due settimane dopo l’interruzione di un IMAO irreversibile, almeno 24 ore per un MAOI reversibile, e una settimana tra la sospensione della paroxetina e l’avvio di una terapia con un IMAO. Altri farmaci che non devono essere combinati con la paroxetina sono la tioridazina e il pimozide, per via del rischio aumentato di prolungamento dell’intervallo QT e di gravi aritmie cardiache. Dal punto di vista clinico, la prescrizione richiede attenzione in una serie di condizioni. È raccomandata una valutazione approfondita nei pazienti con anamnesi di episodi maniacali, nei soggetti con compromissione renale o epatica severa, nei diabetici, soprattutto in caso di somministrazione contemporanea con pravastatina (perché in tal caso può rendersi necessario un adeguamento della terapia ipoglicemizzante), in pazienti epilettici o con storia di convulsioni, in coloro che soffrono di glaucoma ad angolo chiuso, nei portatori di malattie cardiache, nei pazienti predisposti a sviluppare iponatriemia, e in quelli con storia pregressa di sanguinamenti o con condizioni cliniche che aumentano il rischio di emorragie. Particolare attenzione va posta nei pazienti in età avanzata, che possono essere più sensibili agli effetti del farmaco. È necessario prestare ulteriore cautela se la paroxetina viene somministrata insieme a farmaci anticoagulanti orali, agenti che influenzano l’attività piastrinica o che aumentano il rischio emorragico, come i FANS. In caso di associazione con altri farmaci serotoninergici o con neurolettici, esiste un rischio teorico o reale di sviluppare sindrome serotoninergica o sindrome neurolettica maligna (SNM), entrambe potenzialmente gravi. L’uso nei bambini e negli adolescenti è fortemente sconsigliato, in quanto studi clinici hanno documentato un aumento significativo dei comportamenti aggressivi, ostili e a rischio suicidario. L’impiego in età inferiore ai 7 anni non è supportato da evidenze sperimentali. Anche nelle fasi iniziali della terapia negli adulti, si raccomanda un attento monitoraggio per valutare la comparsa di agitazione, sonnolenza o alterazioni psicomotorie, e per misurare correttamente il rapporto rischio/beneficio. L’interruzione improvvisa del trattamento può determinare l’insorgenza di sintomi di sospensione, come capogiri, irritabilità, ansia, disturbi del sonno o parestesie: la sospensione deve pertanto avvenire in modo graduale, nel corso di settimane o anche mesi, a seconda del dosaggio e della durata della terapia. È stato accertato che la paroxetina può aumentare il rischio suicidario, perciò il paziente deve essere seguito con attenzione fino a quando non sia evidente un miglioramento del quadro clinico. Tale monitoraggio deve essere ancora più intenso nei pazienti con una storia di tentativi di suicidio, pensieri ossessivi o grave ideazione suicidaria all’inizio del trattamento. Tra gli effetti indesiderati più comuni si segnalano: aumento del colesterolo ematico, perdita dell’appetito, sonnolenza, insonnia, irrequietezza, aggressività, sogni vividi o disturbanti, difficoltà di concentrazione, vertigini, tremori, cefalea, visione sfocata, eccessivi sbadigli. Possono inoltre verificarsi nausea, stipsi, diarrea, vomito, bocca secca, eccessiva sudorazione, disfunzione sessuale, astenia e aumento ponderale. Gli studi clinici condotti su popolazioni pediatriche hanno evidenziato un’incidenza maggiore di comportamenti autolesionistici, ostilità e ideazione suicidaria rispetto ai gruppi di controllo. Per quanto riguarda le interazioni con altri farmaci, la paroxetina può aumentare il rischio di tossicità serotoninergica se assunta insieme a IMAO, triptani, tramadolo, linezolid, metiltionina, altri SSRI, litio, petidina o erba di San Giovanni (Hypericum perforatum). La concentrazione plasmatica della paroxetina può essere ridotta in caso di somministrazione concomitante con fosamprenavir/ritonavir, mentre può aumentare i livelli ematici di diversi farmaci, tra cui prociclidina, clomipramina, nortriptilina, desipramina, perfenazina, tioridazina, risperidone, atomoxetina, propafenone, flecainide e metoprololo. L’associazione con anticoagulanti, FANS o acido acetilsalicilico può potenziare il rischio di emorragie. Inoltre, la paroxetina interferisce negativamente con l’efficacia del tamoxifene, riducendo l’attività terapeutica di quest’ultimo nella prevenzione del carcinoma mammario: per questo motivo, il suo utilizzo deve essere evitato nei soggetti in terapia con tamoxifene. È stata anche descritta un’interazione con il fentanil, da considerare con cautela in contesto anestesiologico o nel trattamento del dolore cronico. La somministrazione contemporanea con pravastatina può causare un innalzamento dei valori glicemici: è quindi opportuno controllare la glicemia in questi pazienti. Durante l’intero periodo di trattamento, è sconsigliato il consumo di bevande alcoliche, che possono accentuare gli effetti collaterali del farmaco. Marchi commerciali Arapaxel ® Casbol ® Daparox ® Frosinor ® Motivan ® Seroxat ® Xetin ®